Layer (strato, livello)
[Come una maschera perché troppo timido per
esplicitare ... ma a volte traspare ...]
(Aggiornamento dell'articolo al 22/09/2010)
Si dice che il volto sia la rappresentazione dell’anima. Io direi di più:
tutto il corpo rappresenta o non rappresenta (maschera) l’anima dove per
anima si intende la personalità, l’essenza, il carattere e le emozioni.
Dalla figura spesso si può dedurre la reazione agli stimoli del mondo
esterno come per esempio all’apprezzamento, all’indifferenza o al disprezzo
che un'altra o più persone hanno nei tuoi confronti o in genere la
reazione ad idee o situazioni diverse. E’ anche vero però che tu puoi
mascherare (nascondere) le tue emozioni per timidezza o per svariati,
molteplici e a volte anche giustificati motivi. Spesso l’esercizio di
mascheramento non può essere portato avanti a lungo; come l’esperienza
insegna, non si può comprimere un palloncino di gomma senza che questi non
si rigonfi da un’altra parte o addirittura non esplodi fra le tue mani. Ad
un osservatore attento così, ad un’azione di mascheramento, viene spesso a
corrispondere una disarmonia che si evidenzia a volte con una larvata
smorfia, un arrossamento del volto, un leggero tremolio delle mani ecc. ecc.
Più forte è l’emozione che si vorrebbe mascherare e più questa traspare a
volte anche sotto svariate forme.
Per quanto detto fino a qui, si possono intendere la reazione all’emozione e
il suo eventuale mascheramento come due strati (layers) distinti e
sovrapposti: la reazione sotto, la maschera sopra. Il tutto lo si può, forse
anche in modo un po’ grossolano, schematizzare come se fossero due lucidi,
uno sopra l’altro, con differenti rappresentazioni su di essi. Se quello
superiore (la maschera) non è sufficientemente trasparente, non si vedrà
niente di ciò che sta sotto, viceversa se c’è un po’ di trasparenza si può
vedere più o meno ciò che si vorrebbe mascherare. Un esempio palese di
maschera, è quella che porta un attore che recita una parte che quasi sempre
non corrisponde alle personali emozioni del momento. L’espressione come
comunicazione è argomento di cui in parte ho già trattato in un altro
scritto.
Spesso ciò che si realizza è frutto dell’esperienza personale e della
conoscenza di se stessi. Ci sono esempi un po’ in tutti i campi e di questo
non fa eccezione l’informatica dove sistemi operativi e programmi sono
costruiti spesso rifacendosi su esempi di ipotetici funzionamenti del
cervello umano. Un esempio appunto può essere stato l’introduzione per
alcuni sistemi operativi delle così dette “finestre” (windows) che possono
essere ridotte oppure operative come ho recentemente trattato in un altro
scritto. Mentre leggiamo un libro (finestra “libro” aperta) abbiamo
interrotto un altro lavoro (finestra “lavoro” ridotta) per scambiare poi le
parti in un secondo momento; la contemporaneità di entrambe operative non è
esercizio proficuo per noi umani, anche se spesso se ne fa uso ….
Spessissimo algoritmi adoperati in alcuni programmi sono frutto di
esperienza personale; a volte essi adoperano metodi operativi che
solitamente noi utilizziamo per risolvere i nostri piccoli o grandi
problemi. La differenza è che un calcolatore li elabora a grande velocità
mentre noi per ottenere i medesimi risultati in termini di velocità, usiamo
tante volte anche ciò che noi chiamiamo intuizione che secondo alcuni non è
altro che frutto di elaborazioni che avvengono in noi seguendo metodi e
operazioni non sempre conosciute Troppe e sempre diverse sono le variabili
che entrano in gioco ed in questi casi è quindi impossibile conoscere questi
metodi.
I layers (strati) o per alcuni anche “livelli” sono utilizzati soprattutto
nei programmi di grafica e grafica vettoriale. Tutti noi, se parliamo di
grafica, pensiamo a Photoshop, ma anche altri più modesti e a volte anche
gratuiti e “open source”, ma non per questo da sottovalutare, come
Gimp o
altri ancora meno complessi, fanno uso di layers al fine di elaborare
immagini o costruire scenari da semplici fotogrammi (lucidi) sovrapposti. Il
numero di sovrapposizioni non ha limiti se non dovuti alla quantità di
memoria dell’elaboratore. I livelli possono essere molteplici: maschere di
livello, di regolazione, filtri ecc. In tutti i casi, i vari livelli possono
essere scambiati di posizione con il semplice movimento del mouse, resi
visibili o nascosti e alla fine anche, terminato il lavoro, fusi in un unico
livello che rappresenta poi l’immagine così elaborata.
La composizione che ho realizzato come semplice esempio e che vedete sulla
sinistra della pagina è stata ottenuta fondendo due livelli sovrapposti: la
figura della ragazza e lo scenario come sfondo ottenendo poi come
risultato quello in figura.
Come accennato si può rendere il livello, quello
che raffigura la ragazza, trasparente. Qui in figura è stata utilizzata
una opacità del 65 %.
E ora che vi ho dato un po’ il via senza
avervi detto nulla di nuovo, coraggio, mettetevi al lavoro …!